lunedì 12 maggio 2008

Nostra Signora di Roma (di Rino Cammilleri)

Il 20 gennaio 1842 la Vergine apparve ad Alphonse-Marie Ratisbonne e fu un caso che fece scalpore. Si trattava di un avvocato di Strasburgo, figlio di un famoso banchiere ebreo. Era fidanzato con una correligionaria ma personalmente non credeva in nulla. Suo fratello Théodore, invece, era diventato prete cattolico e pregava, insieme a un gruppo di amici, per la conversione di Alphonse: quel giorno lo avevano convinto a tenere in tasca una Medaglia Miracolosa e lui aveva accettato per scommessa. Attendeva un barone suo conoscente all’interno della chiesa romana di Sant’Andrea delle Fratte quando tutta la chiesa si fece buia tranne una cappella laterale. Qui, sull’altare, vide la Madonna, nel sembiante della Medaglia. Cadde in ginocchio senza riuscire ad alzare la testa. Non seppe dire, poi, quanto tempo fosse trascorso. Quando uscì era convertito al cattolicesimo. Narrò che in un istante aveva compreso la verità della religione cristiana. Dieci giorni dopo ricevette il battesimo nella stessa chiesa e nel medesimo anno entrò nella Compagnia di Gesù, dove nel 1848 ricevette gli ordini sacri. Nel 1852, con l’approvazione del papa (il b. Pio IX), lasciò i gesuiti ed entrò nella congregazione di Nostra Signora di Sion, che aveva fondato insieme al fratello allo scopo di accogliere gli ebrei diventati cattolici. Il Ratisbonne si portò in seguito in Palestina, dove creò una casa della nuova congregazione. Morì settantenne il 6 maggio 1884 a Gerusalemme.
Adesso permettetemi di segnalarvi il prezioso libretto di Corrado Gnerre L’unicità del cristianesimo (Solfanelli).
www.rinocammilleri.it

http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=235347
20/01/2008

domenica 11 maggio 2008

19 ragioni che permettono di affermare l'unicità del cristianesimo

Il 6 agosto del 2000 la Congregazione per la Dottrina delle Fede rese pubblica la Dichiarazione "Dominus Iesus" circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa. Il documento, che era stato ratificato e confermato dal pontefice Giovanni Paolo II, recava le firme del Presidente della Congregazione, il cardinale Joseph Ratzinger, e del Segretario, l’arcivescovo emerito di Vercelli Tarcisio Bertone. Contro il relativismo religioso e contro tutte quelle posizioni che tendono a sminuire il ruolo insostituibile di Gesù Cristo ai fini della salvezza dell’umanità, la Dichiarazione ribadisce con forza la piena e perfetta identità fra Cristo e la verità, nonché l’universalità salvifica del Figlio di Dio. Come si ricorderà, il testo elaborato dalla Congregazione per la Dottrina della Fede suscitò non poche reazioni e molte furono le discussioni che si svilupparono intorno a esso.
Si può affermare che il recente volumetto di Corrado Guerre L'unicità del Cristianesimo (Edizioni Solfanelli, pagg. 96, euro 8,00) vada a collocarsi in quel contesto, arrecando un contributo assai interessante a un tema che, come è facile comprendere, risulta di decisiva importanza ai fini di una chiara valutazione del messaggio cristiano. Nel suo volumetto, Guerre, insegnante di Storia delle dottrine teologiche e di Storia dell’utopia in età moderna e contemporanea presso l’Università Europea di Roma, elenca diciannove ragioni che permettono di affermare la positiva unicità del cristianesimo e che fanno di esso la sola religione pienamente in grado di "soddisfare il desiderio di felicità che alberga nel cuore di ogni uomo". Gnerre, che scrive in modo chiaro e accessibile, prende in considerazione questioni di varia natura, da quelle più squisitamente teologiche a quelle legate alla comune esperienza quotidiana, tenendo presenti anche le più diffuse critiche che sono state e vengono tutt’ora rivolte al Cristianesimo.
La prima prova a favore dell’unicità del Cristianesimo è, per Gnerre, quella relativa al problema del tempo, che, al di fuori di una concezione che lo interpreta come orientamento verso l’eterno, finisce per apparire soltanto illusione e maledizione. Ecco poi comparire sulla scena un altro dei temi cruciali, quello della sofferenza e della morte. Come è noto, sin dai tempi di Sant’Agostino, la presenza del male nel mondo veniva considerata uno scandalo incompatibile con l’esistenza di un Dio buono e misericordioso. In realtà – rammenta l’Autore - soltanto il Dio cristiano ha scelto di condividere il dolore dell’umanità sino a morire sulla Croce; in merito, poi, alla realtà della morte, la fede cristiana non invita certo a minimizzarne la drammaticità in virtù di un impossibile atteggiamento di distacco, ma annuncia che essa è stata sconfitta. L’Autore si sofferma poi a sottolineare due elementi che connotano in modo straordinariamente positivo il Cristianesimo: la centralità accordata all’amore e la promessa della felicità. Deus caritas est: afferma San Giovanni e il Santo Padre Benedetto XVI, riprendendo tali parole nella sua prima enciclica, ha voluto ribadire che l’amore è l’autentico distintivo del Cristianesimo e del cristiano. Inoltre, Gnerre mostra come solamente l’incontro con Dio possa garantire all’uomo la felicità, mentre i tanti falsi dèi presenti sulla scena del mondo finiscono per non appagare le ansie più profonde e vere dell’animo umano.
L’autore tocca poi vari altri temi - la tenerezza, la semplicità, la ricchezza, la compagnia –, recando costantemente prove valide per sostenere l’unicità salvifica del Cristianesimo e operando pure numerosi appropriati paragoni tra il messaggio del Vangelo e quello di altre religioni, filosofie e ideologie. In tempi, quali sono i nostri, in cui sembrano dominare incontrastati il relativismo, l’agnosticismo, lo scetticismo e, in ultima analisi, il nichilismo, Corrado Gnerre ha scritto un testo tanto breve quanto suggestivo per ribadire che la certezza di ottenere il centuplo quaggiù e la vita eterna rende il credente in Cristo sicuro di aver scelto di seguire Colui che si è presentato come la via, la verità e la vita.

Maurizio Schoepflin
L'Occidentale
http://www.loccidentale.it/node/7979

Novità editoriale: L'UNICITÀ DEL CRISTIANESIMO

Il primo anelito dell’uomo è la ricerca della felicità. L’animale — come essere senziente — può sperimentare il piacere, ma solo l’uomo ricerca e può sperimentare la felicità.
Quando l’uomo sperimenta una gioia, già si preoccupa del perché dovrà perderla; e questa preoccupazione lo costringe inevitabilmente. L’uomo, per natura, è già proiettato verso l’oltre: non gli basta il presente. Certamente si realizza e realizza i suoi gesti nel presente, ma vive nella tensione di ciò che accadrà o che potrà accadere.
Questa tensione costringe l’uomo a porsi una domanda fondamentale, tanto importante da essere la domanda su cui si gioca tutta la sua felicità: sono gettato nella vita o sono frutto di un progetto di Amore? Ovvero: sono solo o posso vivere nella consolazione di una vera compagnia?
Le varie religioni rispondono in modo insufficiente a questa tensione dell'uomo, e alcune sembrano eluderla completamente. Il Cristianesimo, invece, sa rispondere in maniera persuasiva, a patto però che lo si consideri nella sua integrità senza riduzioni o edulcorazioni di sorta.


Corrado Gnerre insegna Storia dell’Utopia in età moderna e contemporanea presso l’Università Europea di Roma. Collabora con riviste a tiratura nazionale e ha al suo attivo diverse pubblicazioni, tra cui L’Incarnazione alla prova della Storia (Udine 1999) e La religiosità orientale. Induismo e Buddismo a confronto con il Cristianesimo (Roma 2003).


Corrado Gnerre
L'UNICITÀ DEL CRISTIANESIMO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-89756-27-0]
Pagg. 96 - € 8,00